In viaggio in...
Europa del Nord






Si, avete letto bene, quest’anno le vacanze estive si sviluppano su un itinerario in Europa, caricata la macchina, messo in ordine la casa, si parte, puntiamo verso nord e raggiungiamo il valico autostradale di Brogeda con la Svizzera dopo una mezzoretta dalla partenza, attraversiamo in un pomeriggio tutta la confederazione da sud a nord, anche se al san Gottardo una coda di circa un’ora ci fa letteralmente saltare il ruolino di marcia; Strasburgo, in Francia, nostra prima tappa, non riusciamo a raggiungerla.

Perdipiù a pochi chilometri prima di Basilea un’altra coda ci da il colpo di grazia.

Decidiamo di uscire dall’autostrada e per viabilità ordinaria raggiungiamo la cittadina elvetica e ci dirigiamo verso il confine con la Francia, appena oltre confine troviamo posto in un albergo di Saint-Louis. Affittiamo due camere, ed andiamo a cena.

La pioggia, che ci ha accompagnato lungo il tragitto dal san Gottardo a Basilea continua anche in Francia, ma ci lascia giusto al termine della cena, rientriamo in hotel, è ora di andare a nanna, e domani continuiamo il viaggio, come per la Svizzera, anche la Francia è “di passaggio”, la nostra prima meta è il Be.Ne.Lux., e contiamo di raggiungerlo per l'appunto domani.




Mattina di pioggia? Quasi. Ricaricato il tutto in macchina si parte direzione nord o quasi, una svolta sbagliata ci immette sull’autostrada in direzione della Svizzera, così chiediamo un’informazione ad una guardia di confine francese su come tornare indietro, molto gentilmente ci fa fare un’inversione da un varco nel guard rail e così eccoci in marcia verso nord, Strasburgo passa veloce e passano anche diversi nomi germanici sulla autorute francese, puntiamo verso Metz e qualche chilometro prima della città puntiamo decisamente verso nord e nel giro di qualche decina di minuti varchiamo il confine con il Lussemburgo, senza controlli… grazie all’Unione Europea.

Giungiamo ben presto a città del Lussemburgo, visita alla città alta, quindi andiamo in hotel, torniamo in città alta e con una navetta gratuita scendiamo nel quartiere di Clausen dove è in corso una manifestazione Jazz che interessa decine di artisti, sono le 22.00 e il cielo è ancora chiaro, ma comunque poco dopo, ripresa la navetta torniamo alla macchina e qunidi in hotel, il secondo giorno è finito e domani il viaggio continua.




Sveglia ed abbondante colazione ci permettono di affrontare questa giornata ancora in Lussemburgo, con una visita alle Casematte, fortificazioni nel cuore di una collina sotto la città, che permettevano la protezione di diverse decine di migliaia di persone.

Terminata la visita alle casematte riprendiamo il nostro viaggio che ben presto ci porta in Belgio, destinazione Bruxelles, ci giungiamo nel tardo pomeriggio e troviamo alloggio in un modesto due stelle.

Iniziamo a girare per Bruxelles il cui centro si gira comodamente a piedi, andando a zonzo ma con un itinerario ben preciso raggiungiamo la Cattedrale e alcune delle piazze più belle della capitale belga.

In corso di visita andiamo a cena, e quando usciamo, intorno alle 21.40, il cielo è ancora molto luminoso, sicchè la visita non si può dire conclusa, rimane ancora del tempo per visitare qualche altro scorcio mentre torniamo verso l’hotel.

A nanna quindi, domani abbiamo deciso di non usare la macchina e di visitare bene questa città ricca di storia e di fascino.




E così abbiamo fatto, il centro di Bruxelles si gira agevolmente a piedi, così fra una chiesa ed un murales, constatato che il lunedì (oggi per l’appunto è lunedì!) i musei sono chiusi visitiamo pressoché tutto il centro città.

Il tour si sviluppa lungo alcune delle strade che propongono delle intere facciate disegnate con gigantografie a tema fumettistico, la giornata è bella, il sole riscalda ma l’ombra è dolcemente fresca, non ce la facciamo sfuggire, dopo tutto siamo scappati dalla calda Milano per cercare del fresco e in qualche modo ce l’abbiamo fatta… ma anche così bisogna bere e cerchiamo di concentrarci su quelle cose che, destinate al pubblico, normalmente emettono da un tubo acqua destinata a dissetare le persone, comunemente conosciute come “fontanelle”, almeno nel centro di Bruxelles, nessuno sa cosa sono!

In oltre, soddisfare le normali necessità fisiologiche può costare anche ½ euro (in stazione centrale).

Ben presto ci rendiamo conto che qui i semafori pedonali non funzionano come in Italia, nel senso che il semaforo pedonale verde non è seguito da nessun tipo di segnale paragonabile al “giallo” (anche se il semaforo veicolare è uguale al nostro), ma passa direttamente al rosso (anche se rimane un tempo corrispondente al giallo per permettere il completamento dell’attraversamento).

Comunque i bambini non possono giringirare tutto il dì, hanno bisogno di vivere un museo e così scoviamo l’unico museo aperto anche il lunedì, è il museo dei giocattoli, e andiamo tosto a visitarlo; l’ingresso (18 € per una famiglia di 4 persone) permette l’uso di alcuni giochi (in verità pochi) e anche di un trenino elettrico, un bel plastico di dimensioni adeguate, ma che però non funzionava. Riparare un impianto di questo genere può voler rappresentare una importante esborso che un, tutto sommato, piccolo museo (anche se si sviluppa su 4 piani) difficilmente può permettersi.

Comunque la città è bella e merita la visita, così decidiamo di regalarci un giorno in più per poter visitare anche la zona detta “Europa”, dove hanno sede le istituzioni europee e dove c’è anche un ben fornito museo di scienze naturali, elemento che nei nostri viaggi ormai è moolto presente (la doppia “o” è voluta!).




Come programmato dopo colazione ci siamo organizzati per raggiungere a piedi il parlamentum una sorta di museo gratuito dedicato alle istituzioni europee e molto interessante, anche se la visita porta via una buona giornata, è agevole ed interessante, ripercorre la storia della unificazione europea sin dai primi embrioni di europeismo che si sono sviluppati sin dalla fine dell’800.

All’ingresso i controlli di sicurezza sono paragonabili a quelli aeroportuali, con la differenza che il “superfluo” te lo rendono alla fine della visita.

Con l’ausilio di apparecchi portatili a tracolla e programmati in tutte le lingue dell’unione, abbiamo approfondito gli eventi salienti della storia delle nazioni che ne fanno parte, abbiamo “passeggiato” su un planisfero dove sono raccontate fatti relativi alla storia delle nazioni, chi ha una certa età e si ricorda della Ichmesa, si ricorderà certo del disastro di Seveso, bhè sul planisfero c’è la storia del disastro della diossina a Seveso, e così per decine e decine di località in cui tutto veniva raccontato da carrelli digitali nella lingua impostata sull’apparecchio, per noi, ovviamente, in italiano.

Già solo questa attività può portare via due o tre ore di tempo, a volerla fare tutta. Vi lascio immaginare cosa non ci fosse da sapere, anche i vari trattati che nel tempo hanno portato alla conformazione dell’Unione Europea come la conosciamo ora.

Qua e la poi sotto delle cupole era possibile leggere una brevissima biografia di personalità della cultura europea: Mozart, Litz, Verdi per citare dei musicisti, ma non solo musicisti.

Finita la visita consumiamo il pranzo e ci incamminiamo, sempre come previsto, verso il museo di scienze naturali, che si trova a poche decine di metri dall’agora dei palazzi istituzionali.

Il museo rappresenta una raccolta di fossili di dinosauro tra le più importanti d’Europa e la visita si dovrebbe anche qui affrontare in una buona giornata, noi in entrambi i siti ci siamo trattenuti giusto mezza giornata per sito.

Terminata la visita ancora una piccola passeggiata ci porta nei pressi di una fermata della metropolitana, i biglietti ordinari, 2,00 €, validità 60’ permettono viaggi illimitati nell’ambito della loro validità e per l’accesso alla metropolitana non si passa da alcun tornello, i varchi sono liberi e comunque tutti obliterano senza eccezione il loro titolo di viaggio.

Quattro fermate e siamo in hotel, una sistemata e giù di nuovo a cena, finita la quale si torna in albergo, scende la sera su Bruxelles e si va a dormire, domani si cambiano città e paese, si va un po’ più a nord ma non è ancora la nostra meta più a nord, il viaggio continua.




Giornata calda, dopo la colazione carichiamo la macchina e iniziamo il viaggio verso nuove avventure, nonostante fossimo partiti relativamente presto è già tardi quando giungiamo alla nostra meta di mezza strada, anche se in realtà siamo ancora a Bruxelles, ovvero l’atomium, questo modello in scala dell’atomo di ferro che è simbolo della città dalla esposizione universale che qui si è tenuta negli anni ’50 del secolo scorso. Ma più che l’atomium la visita si è sviluppata nei vialetti della mini Europa tra i monumenti, anche questi in scala, di diverse città europee, in realtà l’Italia con il Campo dei Miracoli di Pisa, la piazza del Campo di Siena, un improbabile Vesuvio che fuma, i pur famosi Trulli di Alberobello, il Palazzo Ducale di Venezia la palladiana villa rotonda di Vicenza non ci sembra degnamente rappresentata, ci saremmo aspettati quanto meno il Colosseo, il duomo di Milano o anche la basilica di san Nicola di Bari, chissà quali sono stati i criteri per scegliere le location che sono state rappresentate.

Finita la visita alla mini Europa (che fa parte del più ampio parco Bruparck! di Bruxelles) consumiamo il pasto e la nostra attenzione è attirata da una petizione che chiede al Borgomastro di Bruxelles di considerare la possibilità di evitare la chiusura del Bruparck! dal 31 agosto del 2013 inquanto, l’area in questione, proprio a ridosso dell’atomium dovrà essere rasa al suolo per la realizzazione di un nuovo centro commerciale. Sicché se la visita vi interessa, affrettatevi.

Ripresa la macchina, puntiamo nuovamente a nord e dopo un viaggio di poco meno di 2 ore giungiamo in Olanda, a Rotterdam.

Questa città, che è il più grande porto d’Europa, si adagia sulle rive dei fiumi Nieuve Maas e Rotte (da cui il nome Rotterdam ossia diga – dam – sul fiume Rotte) e su diversi canali a ridosso del mare, che rendono tutto il comprensorio, appunto, il più grande porto Europeo.

Giusto il tempo di sistemarci nel caldo dell’hotel a ridosso del ponte Erasmus, che decidiamo di fare una capatina in un supermercato per alcuni acquisti, e per un po’ di frescura per la potente aria condizionata. Passati alla cassa, pagamento in contanti e quindi piccola passeggiata fino alla riva del fiume dove (essendosi fatta ora di cena) mangiamo.

Dopo cena una passeggiata sul ponte Erasmus offre visioni sulla città di un certo distaccato fascino, ma, anche se c’è ancora luce si è fatto tardi, è giunta l’ora di rientrare in hotel, qualche compito e poi a nanna, domani ci spostiamo ancora, come già detto, il viaggio continua.

Una nota “dolente” riguarda i parcheggi, se le tariffe italiane vi sembrano alte, allora non venite qui, 50 centesimi di euro ogni 10’ di sosta! Se vi sembrano pochi allora… benvenuti.

Un'altra particolarità che ci ha colpito è quella dei limiti di velocità dedicati per corsia e variabili.




E la strada ci porta fuori dai territori della regina Beatrix Wilhelmina Armgard van Oranje-Nassau, meglio nota come la regina Beatrice dei Paesi Bassi e ci instrada nella Repubblica Federale di Germania sino alla città di Brema.

Ma la strada è lunga e circa un centinaio di chilometri prima della nostra meta ci fermiamo per fare una breve pausa pranzo, finito il quale dopo circa un’ora e mezza siamo nella città nota per la fiaba dei fratelli Grimm sui quattro compagni di viaggio che avendo deciso di venire qui per fare i musicanti, finiranno per stabilirsi in una casa abitata da briganti che verranno da loro cacciati, gli eroi di questa storia? Un asino, un cane, un gatto e un gallo, i musicanti di Brema, per l’appunto.

Ci rechiamo presso il punto informazioni dove un’assistente ci indirizza ad una Guesthouse nei pressi della stazione e così ci rechiamo colà per prepararci alla visita della città.

La storia dei musicanti è così legata a questa bella città che vi è anche una statua bronzea in loro onore in piazza del mercato di Brema, proprio di fianco al municipio.

Ma non è solo questa l’attrazione della città; bagnata dal fiume Weser, ad una sessantina di chilometri dalle rive del mare del nord, il fiume ha una portata sufficiente per permettere alla città di avere un porto.

La visita porta via quasi tutto il pomeriggio e quando questo è ormai inoltrato (il sole tramonta intorno alle 22.00 da queste parti) cerchiamo un posto dove mangiare e ci rilassiamo. Alla fine rientriamo alla Guesthouse e andiamo a nanna, domani appena un giorno dopo aver lasciato il regno dei Paesi Bassi, andremo in un nuovo regno… quello della Danimarca, alla corte di s.m. la regina Margherita II di Danimarca.




Sveglia presto per spostare l’auto dal parcheggio a pagamento o alla peggio per pagare un’ora ulteriore di sosta alle autorità di Brema, ma siamo fortunati, un posto gratis davanti alla Guesthouse e il gioco è fatto.

Colazione, carichiamo la macchina e partiamo, il viaggio occupa priaticamente tutta la mattina in territorio tedesco, tant’è che a pochi chilometri del confine con la Danimarca a Flensburgo usciamo dall’autostrada e ci fermiamo in un parco in riva al mar baltico che qui si sviluppa in un fiordo, per consumare il pasto; subito dopo riprendiamo la marcia per viabilità ordinaria varchiamo il confine ed entriamo in Danimarca, poco dopo eccoci di nuovo in autostrada che qui è la E45 e nel pomeriggio giungiamo al nostro hotel nel comune di Give, a pochi chilometri da Billund, visitiamo la cittadina e facciamo un po’ di spesa (anche se ne avevamo già fatta a Flensburgo) e la comunità è sparita dalle strade, decidiamo di cenare in hotel e nel frattempo comincia a piovere, si ma per poco.

La sera è giunta anche in questa parte del pianeta terra, presto siamo a nanna, domani sarà una giornata piena.

Grazie anche alla collaborazione del personale della struttura alberghiera che ci ospita, per la stampa di una pagina che ci consentirà l’accesso a…

Ma questo ve lo raccontiamo domani.




Sabato mattina, la giornata è fresca e il cielo promette pioggia, ma abbiamo già pagato e la data non è modificabile (anche perché domani andiamo via) e così fatta colazione ci mettiamo in viaggio, in meno di mezzora raggiungiamo la cittadina di Billund, anche se ci fermiamo prima, nei pressi dell’aeroporto e accediamo, dopo aver pagato 50 corone danesi per il parcheggio, al parco divertimenti noto ai più con il nome di Legoland.

La mattina passa tra le ricostruzioni fatte con i famosi mattoncini e le attrazioni finchè la pioggia non ci raggiunge, così giriamo cercando di evitare l’acqua e giunta l’ora mangiamo il nostro pranzo al sacco e continuiamo la visita partecipando alle attrazioni fino all’ora di chiusura.

Completa il tutto una visita allo shop center e in fine, si torna in hotel per un’ultima notte nella cittadina di Give.




Dopo colazione, carichiamo la macchina e puntiamo la prua verso la capitale danese, abbiamo già prenotato un hotel a pochi chilometri da Copenaghen, per la precisione nel comune di (non ridete, si chiama così in danese!) Ballerup.

Lungo il viaggio passiamo a fianco della città di Odense, sull’isola di Fyn (Fionia) patria di Hans Christian Andersen e attraverso il lungo ponte sullo Storebælt raggiungiamo l’isola di Sjælland dove ha sede la città di Copenaghen.

Al nostro arrivo nel primo pomeriggio la reception è chiusa, così le chiavi e il check-in le facciamo ad una cassa automatica, meno male che il sistema è anche in italiano, la camera è al piano terra, il parcheggio è gratuito e la giornata è uggiosa.

Entriamo e i letti, (4: un matrimoniale, 1 a castello e 1 materasso in terra) non sono ancora stati fatti, 3 sacchi con copriletto e cuscino sono sul letto a castello, e una parure è appoggiata aperta sul letto matrimoniale.

Vabbene che con la stessa cifra con cui abbiamo alloggiato a Give 2 notti con la colazione, qui ne alloggiamo 3 senza colazione, ma il minimo in un albergo dovrebbe essere la cura dei letti, ma non facciamo troppa pubblicità, ne negativa ne positiva.

Comunque sistemati i bagagli ci buttiamo a capofitto per un giro di Copenaghen, parcheggiamo la macchina in un garage del centro e ci ritroviamo proprio in piazza del municipio, giriamo lungo le strade che dalla piazza portano ai canali e viceversa, la capitale danese appare qua e la interessata da lavori stradali e se non fosse per l’ampiezza dei suoi canali si potrebbe paragonare alla nostra Milano.

Purtroppo la pioggia ci raggiunge dopo averci inseguito per quasi tutto il viaggio da ovest verso est e quindi la visita si fa umida, dopo un ampio giro del centro della città decidiamo di andare a mangiare dopo di chè recuperiamo la vettura e a causa di un malfunzionamento del navigatore con una certa approssimazione ma anche in meno tempo del previsto, ritroviamo la strada dell’hotel.

I prossimi due giorni li dedicheremo alla città, nella speranza di rintracciare presto una lavanderia, il primo lavaggio incombe.




Copenaghen, sveglia tranquilla di mattina, colazione, preparazione e… a piedi si raggiunge la fermata del treno suburbano di Malmparken e in meno di mezz’ora raggiungiamo la fermata (e capolinea… anche se la linea va avanti) di Østerport da dove, attraverso i giardini che circondano il Kastellet si raggiunge il litorale dove si trova la statua Den lille Havfrue, meglio nota agli italiani come la statua della Sirenetta, personaggio di una nota fiaba di Hans Christian Andersen.

Dopo le foto di rito, ci inoltriamo nel vicino Kastellet, circondato da un fossato inondato a forma di stella ed unito alla terraferma da due ponti, il Kastellet è una installazione militare, visitabile, seppur con le limitazioni dettate dal fatto che è zona militare, abbastanza agevolmente, almeno i viali e i cortili che costeggiano i fabbricati di stile militare.

Poco dopo incontriamo un gruppo di boy scouts dell’Agesci provenienti da Napoli tra i quali un simpatico boy scout ha lo stesso cappello di uno di famiglia…

Subito dopo ci troviamo nella piazza del municipio, dove si trova il piccolo museo dell’ambra, visitabile in meno di mezz’ora.

Si è fatta ora di pranzo e così pedonibus calcantibus raggiungiamo il parco Rosemborg Have dove consumiamo il pasto e dove si trova il Rosemborg slot, castello presidiato dai militari, museo nazionale con annessa sala del tesoro.

Facciamo appena in tempo a visitare i giardini che goccia dopo goccia, a piover cominciò, sfoderiamo gli impermeabili e ci buttiamo sulle vie dello shopping per comprare una pubblicazione in inglese sui pop up.

Nel frattempo ha quasi smesso di piovere, siamo sempre in zona piazza del comune e così ci incamminiamo sulla recinzione del giardino di Tivoli, un grande parco giochi, con attrazioni al limite dell’infarto.

Dietro il parco di Tivoli sorge la stazione di København H (stazione centrale) da dove prendiamo il treno che ci riporta alla stazione di partenza, rientrati in hotel doccia ed è giusto l’ora di andare a cena, questa sera pizza, che devo dire, supera degnamente gli standard stranieri sul significato di pizza per un italiano.

Ma è giunta l’ora di pensare alla lavanderia degli abiti che ci siamo portati dietro e che abbiamo, ovviamente, sporcato, dall’hotel ci indicano una lavanderia che si trova giusto a Copenaghen, ci andiamo in auto, giusto in tempo per scoprire che chiude tutte le sere alle 21, e sabato e domenica alle 20; considerando che ci siamo arrivati alle 20.45 e che occorre quasi un’ora per finire tutte le operazioni… desistiamo, così la cosa sarà per un’altra giornata; torniamo in hotel ed è quasi ora di dormire.




Come preventivato questa mattina, dopo colazione carichiamo la macchina con i panni da lavare e dopo un viaggio di quasi mezz’ora raggiungiamo la lavanderia, operazione che quando completata ci ha portato a superare il mezzodì; incuranti dell’ora tarda puntiamo la macchina verso nord e sulla strada costiera, poco prima dell’abitato di Snekkersten consumiamo il pranzo in riva all’ØreSund, tratto di mare che separa questa parte della Danimarca dalla Svezia che da qui è anche ben visibile; quindi poco dopo le due del pomeriggio raggiungiamo la cittadina di Helsingør dove sorge un castello patrimonio Unesco dell’umanità.

Da questo punto della Danimarca la Svezia dista solo cinque chilometri e anche le costruzioni sulla riva opposta sono chiaramente visibili.

La visita viene interrotta bruscamente da un violento acquazzone che ci costringe ad un precipitoso rientro in hotel, obiettivo che raggiungiamo in meno di un’ora, ora nella quale siamo riusciti a lasciarci alle spalle il fronte temporalesco e quando arriviamo nel sobborgo di Copenaghen il sole splende alto nel cielo.

Ne approfittiamo per sistemare la roba lavata in valigia ed è quasi ora di cena, a piedi raggiungiamo un ristorante italiano (l’alternativa era Hamburgher e patatine…) e così consumiamo la nostra cena.

è finito il mese di luglio e quindi rientrati presto in hotel… domani saremo in Svezia. Ma solo per una tappa in vista del nostro obiettivo finale… o no?




Ed anche agosto è arrivato, come dicevo sopra oggi si parte dalla Danimarca e così dopo la colazione, carichiamo la macchina e impostiamo il navigatore, mai tanto utile come adesso, verso la nostra nuova destinazione Göteborg, o come lo scrivono qui “Go:teborg”.

Il viaggio ci porta a percorrere la stessa strada, o quasi, fatta ieri e così a Helsingør ci imbarchiamo sulla nave traghetto che in pochissimo tempo solca i 5 chilometri sull’ØreSund e dunque sbarchiamo sulla costa svedese ad Helsingborg.

La nostra destinazione è a nord, ma per un piccolo malfunzionamento del navigatore ci instradiamo verso sud, sicché, fatti alcuni chilometri, alla prima uscita invertiamo la marcia e ci dirigiamo decisamente verso Göteborg.

Da Helsingborg occorrono poco meno di un paio d’ore per raggiungere Göteborg, ma siccome l’ora è tarda così giunti nei pressi di Falkenberg ci fermiamo per consumare il pasto.

Ripresa la marcia poco prima della 15.00 raggiungiamo il nostro hotel nei pressi della città svedese, tappa veloce verso il nostro prossimo obiettivo, vale a dire Oslo, in Norvegia, che contiamo di raggiungere domani.

In hotel ci danno una camera famigliare, per certi versi migliore di quella a Ballerup, con il bagno e la doccia in comune con altre 2 stanze sul piano, però… i letti non hanno lenzuola, ci consoliamo vedendo che abbiamo l’uso di una discreta cucina.

Scarichiamo i bagagli e ci fiondiamo a Göteborg, in centro, lasciamo la macchina in un posteggio a pagamento (circa tre ore pari a 100 corone svedesi!) e ci lanciamo alla scoperta della città, intorno alle cinque ci troviamo nel porto dove è possibile visitare un gruppo di imbarcazioni, tra cui un sottomarino e una nave militare, si ma solo per un’ora (alle sei chiude), compriamo il biglietto famiglia e ci buttiamo all’arrembaggio, sono le sei suonate da poco che abbandoniamo le navi, e ci dedichiamo ad altre imbarcazioni militari, visitabili gratuitamente.

Completa il giro la caccia al pane, chiediamo a dei passanti e ci ritroviamo in un centro commerciale, molto grande, si ma dov’è il pane? Un commesso di un negozio ci indica il negozio affianco, un negozio di valige e pelletterie, dove al piano interrato c’è il supermercato, risultato, piccola spesa e poi gli ultimi minuti in giro per il centro commerciale a curiosare, ma il tempo è tiranno, presto scadrà il parcheggio e al minuto esatto in cui scadeva il pagamento siamo alla macchina, non ci resta che tornare in albergo, ma… oggi è giornata, il navigatore calcola la rotta ma non trova la posizione, ne nasce un giro che si risolve a circa un chilometro dall’hotel.

In hotel, Cristina appronta la cena, si mangia e alla fine Francesco si occupa di riordinare la cucina per gli ospiti futuri.

C’è ancora tempo e i bambini si dedicano ai compiti per le vacanze, un po’ di più di quanto non abbiano fatto tutte le sere fin’ora.

Poi a nanna, domani si esce dalla Comunità Europea, si va in Norvegia.



Sveglia relativamente presto questa mattina, il sole sulla Svezia fa capolino qua e la tra le nuvole e con il presagio di una giornata tutto sommato buona dopo colazione carichiamo la macchina, e saldato il conto in hotel, non senza difficoltà, partiamo con la prua rivolta a nord.

Dopo un paio d’ore di strada entriamo in Norvegia e quasi subito il cielo diventa plumbeo, e di li a poco comincia a cadere la pioggia, pioggia che ci accompagna per tutto il viaggio.

Giungiamo intorno a mezzogiorno e mezzo presso una stazione ferroviaria sulla linea che va ad Oslo, attirati da un segnale di informazioni che però si è rivelato un pannello con una mappa, in realtà avevamo bisogno di ben altre informazioni. Comunque visto la pressoché assenza di chicchessia, decidiamo di sfruttare l’ambiente riparato per consumare il pranzo, finito il quale la corsa riprende fino a destinazione.

Giungiamo all’hotel nel primo pomeriggio, sicché scarichiamo i bagagli e ci sistemiamo in camera, visto che il tempo non accenna a migliorare, decidiamo di uscire comunque e con il metrò ci lanciamo in centro visitandolo quasi completamente, contemporaneamente visitiamo il centro informazioni turistiche, veramente ben organizzato, dove acquistiamo le Oslo pass che ci permettono diverse agevolazioni sul territorio.

Visitiamo anche alcuni negozi e alla fine andiamo a cena, sfruttando la card otteniamo uno sconto del 15%. Alla fine torniamo in hotel dove la sera cede il passo alla notte e presto si va a dormire; domani Oslo sarà tutta da visitare.




Oslo…

Oggi la giornata è soleggiata e calda, dopo colazione ci catapultiamo decisamente in centro, il museo di Munch ci aspetta con il suo famoso “Urlo” e non solo, arriviamo di buon ora, praticamente mezz’ora prima dell’apertura, vabbè, aspettiamo, ed il piazzale si riempie di italiani, almeno 5 gruppi compreso il nostro! La visita dura circa un’oretta e poi a zigo zago per le vie di Oslo per prendere il bus numero 30 che ci porta nella zona museale, difatti poco dopo siamo al museo delle navi vichinghe, ultimata la visita, a piedi raggiungiamo il museo Kon Tiki, dedicato alle imprese di Thor Heyerdahl e quindi, consumiamo il pranzo prima di dirigerci nel vicino museo dedicato alla nave polare Fram con la quale gli esploratori norvegesi Fridtjof Nansen, Otto Sverdrup, Oscar Wisting e Roald Amundsen negli anni tra il 1893 e il 1912 hanno esplorato le regioni artiche ed antartiche portando questa nave, in legno, a navigare più a nord e più a sud di qualunque altra nave.

Finita la visita riprendiamo il bus 30 che ci riporta in centro e decidiamo di andare a visitare il castello di Akershus, ma alle 16.00 il castello chiude e noi arriviamo decisamente dopo, vabbè ancora, ci accontentiamo del borgo e ci incamminiamo verso il palazzo di città, sede dell’amministrazione comunale di Oslo e dove ogni anno viene assegnato il premio Nobel per la pace.

Finita la visita ci ritroviamo in centro a passeggiare alla ricerca di acqua (una bottiglia da poco più di un litro d’acqua in un supermercato ci veniva offerta per un prezzo pari a 5 euro, non la compriamo) anche perché ci ricordiamo di una fontana, fontana vicino alla cattedrale evangelista dove poco dopo entriamo per assistere ad un concerto del coro giovanile norvegese. Molto bello.

Ultimato il concerto è ora di cena, ed in fine di rientrate in albergo, domani si cambia destinazione, raggiungiamo il culmine della nostra vacanza fino alle coste ricche di fiordi del mar di Norvegia (sezione settentrionale dell’Oceano Atlantico) e, forse, zona di ghiacciai.

Purtroppo però, la fida macchina fotografica che ha accompagnato Francesco per tanto tempo, improvvisamente decide di non funzionare. Risultato, bisogna ripiegare sulla fotocamera del telefono, che di pixel ne ha i 2/3 della macchina rotta e che quando è in funzione il navigatore, risulta improponibile staccarlo continuamente dal supporto per scattare le foto in giro per la vacanza.




Dopo la sveglia in mattinata inoltrata siamo a fare una pantagruelica colazione, al fine di affrontare il viaggio di oltre 500 km che separano Oslo dalla regione di Bergen, sul mare di Norvegia.

Pagato il conto in hotel, veramente un bellissimo albergo, carichiamo la macchina e ci incamminiamo verso la cittadina di Bergen, fatti alcuni chilometri verso sud imbocchiamo la E16 che da Oslo in un lungo arco attraverso le alpi norvegesi dapprima verso nord e quindi verso sud porta fino alla nostra destinazione, che in verità è la cittadina di Breistein, affacciata sullo Sørfjorden, dove ha sede un campeggio in cui abbiamo affittato per alcune notti un “cabinet”.

I chilometri scorrono lenti nella velocità estremamente ridotta della Norvegia.

Il lungo percorso ci ha portato verso nord fino a toccare e superare di qualche secondo di grado la latitudine di 61°12’ nord (meno di 1/3 della distanza polo-equatore dal polo nord ed appena 5° ed una manciata di secondi sotto il circolo polare artico) giusto poco più a sud del lago di Tyin, e poco più avanti a Lædal la strada si sdoppia e la E16 volta a sinistra imboccando il tunnel di Lærdal o come è conosciuto qui il Lærdalstunnelel che con i suoi 24510 metri è il tunnel stradale più lungo del mondo.

Lo sbocco del tunnel a Aurland provoca la caduta del segnale telefonico su cui si appoggiava il navigatore che a questo punto si impalla e non va più avanti, a spizzichi e bocconi raggiungiamo la città di Bergen, superando il nostro obiettivo, solo sostituendo la sim card nel telefono il navigatore riprende a lavorare e ci permette di raggiungere il campeggio all’ora rispettabile delle 19.30.

La strada costeggia all’uscita del tunnel il fiordo di Aurland, braccio meridionale del Sognefjord, che qui è ad oltre 120 chilometri dal mare aperto, e poco dopo l’attenzione è attratta da una grossa nave di crociera attraccata a un molo.

Dopo quasi 10 ore di viaggio siamo giunti a destinazione, il cabinet è accogliente e presto si cena, il clima è piovoso per quasi tutto l’anno, e speriamo di poter fare nei prossimi giorni delle belle escursioni, questa destinazione rappresenta il giro di boa, quando ripartiremo da qui, sarà per tornare indietro verso casa, in una lunga e lenta traversata verso sud di 2303 Km, per 27 ore di viaggio dice il navigatore, come per l’andata il ritorno però sarà molto più articolato di quanto calcoli il navigatore stesso e, soprattutto, più lungo.




Oggi, giorno dedicato a Bergen e al suo “mare”, giornata soleggiata a dispetto delle previsioni quindi, dopo la colazione… italiana, (nel campeggio non ci sono servizi extra) con estrema calma alle 9.45 siamo alla fermata del bus per prendere il primo mezzo che ci porti in centro a Bergen, la visita alla città parte dalla fontana Lille Lungegårdsvann, enorme complesso architettonico di forma ottagonale irregolare (con due lati paralleli più lunghi degli altri) e si dipana per le vie del borgo fino al canale denominato Vågen, con annesso mercato del pesce, qui incontriamo diversi operatori che ci fanno pensare che Bergen si trovi in Italia piuttosto che in Norvegia! Si parlano l’italiano, sono italiani!

Dopo ciò ci dedichiamo al castello e ai suoi giardini e quindi al quartierino di Bryggen con una serie di palazzetti in legno che all’occhio paiono cadere a pezzi ma che per le loro caratteristiche sono patrimonio mondiale dell’umanità, patrocinato dall’UNESCO. Dopo ciò andiamo a mangiare, del pesce cucinato li per li al mercato del pesce.

Quindi torniamo a Bryggen per un caffè, fatta dalla macchina espresso, quindi come piace a noi italiani… no komment!

Decidiamo li per li di partecipare ad una gita in battello il “White lady” sull’Osterfjorden, un giro di 4 ore da Bergen fino alle isole di Paddøy e di Hokøina e ritorno.

Il giro in battello offre scorci interessanti su questo fiordo, che in realtà per la stragrande maggioranza del giro, se non fosse per il colore più blu delle sue acque, si direbbe di trovarsi sul lago di Como.

Conclusa la gita prendiamo in tempo l’autobus delle otto che in poco più di 20 minuti ci riporta al punto di partenza, è sera, cena, compiti e nanna; domani sarà un'altra giornata interessante.




Il sole quest’oggi è coperto da alcune nuvole, ma non piove, decidiamo di andare in macchina fino a Rosendal, sul Hardegenfjord, da dove ci troviamo noi sono circa due ore di macchina, e così dopo colazione ci dirigiamo fino a Gjermundshavn dove ci imbarchiamo sul traghetto “Viking” per l’attraversata del fiordo e raggiungiamo così la penisola di Flogefonna, geologicamente parlando, questa penisola è la Norvegia in miniatura, e qui, dopo una ventina di minuti siamo a Rosendal, dove consumiamo il pasto in riva al fiordo e intercettiamo alcune meduse di notevole dimensione nelle acque del fiordo, vera gioia per i bambini, a patto che non entrino in acqua.

Dopo il pranzo cerchiamo di raggiungere le pendici del ghiacciaio Flogefonna, ma le indicazioni inesistenti e le strade che si stringono sempre di più fino a diventare strade sterrate, e non sono riportate nemmeno sui navigatori, non ci permettono di individuare con certezza il nostro obiettivo, comunque non va sprecata la giornata e grazie alla posizione particolare di altezza e latitudine… ci sono i mirtilli, scorpacciata di mirtilli.

Tornati in riva al fiordo facciamo una breve visita al paese di Rosendal e alcune spese, quindi di nuovo in auto per rientrare verso casa, torniamo all’approdo, ci imbarchiamo nuovamente sulla stesso traghetto e venti minuti dopo siamo di nuovo in viaggio verso il camping.

Domani lasciamo la nostra attuale sistemazione e… non sappiamo ancora dove andremo; il viaggio di ritorno inizia.




Sveglia relativamente presto oggi, dopo colazione risistemiamo il bungalow e carichiamo la macchina, lasciamo Breistein dalla stessa strada dalla quale siamo arrivati e questa volta abbiamo modo di scorgere numerosi scorci paesaggistici che all’andata avevamo alle spalle, il viaggio quindi si rivela una riscoperta della regione dei fiordi e delle alpi norvegesi.

Poco dopo partiti, però, veniamo fermati per un controllo da una pattuglia della polizia, qui chiamata Politi, che con l’ausilio di un apparecchio simile ad un rilevatore di velocità ci fa pensare di aver inavvertitamente superato il rigido limite di velocità norvegese; dopo la domanda se parlassimo norvegese e dopo esserci accordati per l’uso della lingua inglese, il poliziotto sottopone l’autista al controllo dell’alcol-test che da esito “0.00” e spiega che quello che somigliava a un rilevatore di velocità in realtà è un binocolo con il quale viene registrato il regolare uso delle cinture di sicurezza da parte degli occupanti del veicolo.

Superato il controllo senza ulteriori conseguenze il viaggio può riprendere.

Ripassiamo quindi dal Lærdalstunnelel, che come abbiamo detto sopra è il tunnel stradale più lungo del mondo e questa volta non possiamo fare a meno di fermarci nella caverna centrale, nel cuore della montagna, a circa 11-12 chilometri da ciascuna estremità della galleria, per immortalare il transito con una foto di famiglia.

Usciti dalla parte della cittadina di Lærdal e continuiamo per diversi altri chilometri la marcia cercando un posto idoneo per consumare il pasto, ma dopo diverso tempo, non avendo trovato nulla sul tragitto, ad una segnaletica indicante una strada storica che permette di evitare una ennesima galleria, appena imboccata la strada ecco i tavolini, comparire sulla nostra destra, appena ultimato il pasto, il bel tempo che tutto sommato ci ha accompagnato negli ultimi giorni cede il passo alla pioggia che a tratti più o meno intensa ci ha poi accompagnato per il resto della giornata.

Dopo poco la E16 è interessata da lavori stradali e velocità ancora più ridotta di quanto non sia già ridotta in Norvegia.

La regione fra fiordi, fiumi e laghi, anche di notevoli dimensioni, è ricchissima di acqua e così decidiamo di trovare un campeggio per prendere un altro bungalow in affitto per la notte, sono circa le 16.00 e sotto una pioggia insistente troviamo un camping a Ulnes , circa 300 chilometri dalla nostra partenza ci fermiamo e il camping ci accoglie con un cartello che dice pressappoco così: «se trovate le chiavi appese al bungalow entrate pure, di sera passa il controllo per il pagamento», in ogni caso telefoniamo al numero che vi è scritto sul cartello e dopo poco arriva una signora per riscuotere la retta, ma non ha il macchinario per la carta di credito, preferisce contanti, sicché ci accordiamo per il pagamento in serata, dopo il prelievo nel centro principale della zona: Fagernes.

Circa un paio d’ore dopo il nostro arrivo andiamo in detto paese, un borgo carino sul lago con un isolotto collegato alla terraferma da una passerella ponte pedonale, dopo aver prelevato il contante, facciamo una piccola spesa e ci godiamo il borgo, compreso l’isolotto, un’abetaia (se abbiamo riconosciuto le essenze arboree) senza strutture di tipo ricettivo, salve alcune assi panca in centro all’isola e in punta verso il centro lago.

Successivamente andiamo a mangiare in un ristorante che propone piatti multinazionali e che in italiano (scritto) certo non brilla… ed anche la cucina; qui la pizza margherita è fatta con il pomodoro affettato, e ho detto tutto.

Dopo cena ritorniamo in camping, non prima di transitare dalla nostra ospitante per pagare il prezzo del soggiorno, quindi il bungalow, i compiti e la nanna, domani con molta probabilità torneremo in Svezia, il viaggio di ritorno è cominciato.




Il viaggio continua anche oggi, e ci porta sempre più a sud, lasciamo il campeggio nella mattinata dopo aver sistemato la camera del cabin carichiamo la macchina e ci mettiamo in viaggio, decidiamo di non passare da Oslo e così fatti alcuni chilometri deviamo la marcia andando ad attraversare, su una strada laterale alla E16, una immensa regione boschiva.

Ma come in Italia tutte le strade portano a Roma, qui tutte le strade sembrano portare ad Oslo, sicchè si viene quasi risucchiati dalla capitale che per permetterti di instradarti verso la Svezia ti fa passare sotto gli indiscreti occhi elettronici del pedaggio.

Ad ogni modo dopo le 13.00 ci lasciamo Oslo alle spalle e siamo decisamente instradati verso la Svezia; ma raggiungere il sud del paese non è cosa pienamente fattibile e così dopo un rilevante percorso verso Göteborg deviamo la marcia e ci dirigiamo verso il borgo di Vänersborg, placidamente adagiata sulle sponde meridionali dell’immenso lago Vänern.

Ci giungiamo dopo le ore 17.00 e quasi come una maledizione, il bellissimo sole che ci ha accompagnato dalla nostra partenza da Ulnes cede anche qui il passo alla pioggia che appena usciti dal centro informazioni turistiche, dove abbiamo prenotato un miniappartamento nel paese, diventa torrenziale.

In pochi minuti siamo sul posto, c’è anche un posto comodo per il parcheggio dell’auto e mentre imperversa il diluvio scarichiamo il necessario e saliamo in camera, anche qui come altrove, l’accesso è self service, con un codice accediamo all’hotel e la camera è subito sulla destra al piano rialzato.

Dopo esserci risistemati usciamo alla ricerca di un ristorante, ne troviamo uno di ambientazione irlandese, consumiamo la cena, ma il servizio è estremamente tranquillo, quando usciamo il sole è già tramontato, e non ci resta che allungare per una passeggiata attraverso il parco sulla spiaggia e quindi rientrare in hotel.

Domani ci porteremo decisamente più a sud, ma per il momento è giunta l’ora di andare a letto.




Dopo la prima colazione e dopo aver pagato il soggiorno, carichiamo la macchina e ci spostiamo per fare un po’ di spesa, quindi, relativamente tardi lasciamo Vänersborg per instradarci verso sud e verso la città di Malmö.

La pianura svedese non offre che raramente scorci che possono attirare l’interesse del viaggiatore, e in corrispondenza della città di Göteborg un incremento del traffico ci costringe anche a star fermi per qualche minuto, ma la situazione si risolve relativamente velocemente e siamo di nuovo in marcia.

Nel primo pomeriggio raggiungiamo e superiamo Malmö alla ricerca di un campeggio che sulla mappa in nostro possesso è indicato subito dopo Trelleborg, cittadina del sud della Svezia dalla quale partono i traghetti per la Germania, per una navigazione di circa 4 ore e che prevediamo di utilizzare.

Il bungalow (qui chiamato “cabin”) è dotato di bagno ma non di doccia, e il campeggio è sull’arenile, ci incamminiamo dunque sulla spiaggia dove notiamo un’importante invasione di alghe sulla riva che non invitano certo alla balneazione, anche se la zona è perfettamente balneare; per ovviare al “problema”, supponiamo, è stato realizzato un pontile in legno lungo circa 200 metri, fatto con listelli di circa 5 cm ciascuno, ognuno con inscritto il nome di una persona, di una ditta o di siti internet, dalla quale, attraverso delle scalette è possibile scendere in acqua, acqua che è alquanto freddina in verità.

Il camping è dotato di minigolf per la pazza gioia dei bambini e così il pomeriggio cede il passo alla sera, è ora di cena e quando finiamo di mangiare e decidiamo di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia, il sole è già decisamente tramontato, e la differenza con i tramonti sperimentati più a nord è già molto evidente.

Poco dopo torniamo nel cabin e quindi ci dedichiamo al riposo, domani tenteremo di lasciare la Scandinavia, se possibile con il traghetto per la Germania, o altrimenti attraversando il ponte tra Malmö e Copenaghen, ma questo si vedrà domani.




Dopo la sveglia e la colazione, sistemiamo il cabinet e carichiamo la macchina, così per le 10.00 circa siamo pronti a partire, passiamo davanti al terminal di Trelleborg con un larghissimo anticipo per l’imbarco (partenza prevista per le 12.45) e così decidiamo di transitare dal ponte che porta in Danimarca, solo che anziché percorrere tutto lo Yutland, puntiamo decisamente verso sud fino al porto di Rødby ovverosia Rødbyhavn dove ci imbarchiamo su un traghetto con destinazione Puttgarden, sulla costa settentrionale della Germania.

Ripresa la marcia in poco più di un’ora di auto raggiungiamo la città di Lubeck, o come la conosciamo noi Lubecca.

Presso l’ufficio del turismo prenotiamo una camera per una notte in un hotel poco fuori dal centro (10 minuti di auto) e quindi raggiungiamo il posto e ci sistemiamo in camera.

Quindi rientriamo in auto e ci rechiamo al centro di Lubecca per un giro del centro del paese, le vie pedonali e le fontane sul piano stradale fanno da cornice alle imponenti torri campanarie delle varie chiese del paese.

Una particolare statua è seduta su una sorta di panchina, proprio sul muro della cattedrale, si tratta di un diavolo. E la storia a cui è legato questo diavolo ha del grottesco e del surreale, si narra che il diavolo, convinto che la costruzione della Cattedrale fosse invece destinata alla costruzione di una taverna era bel contento e quindi quando si rese conto che l’erigendo edificio era destinato al culto divino, decise di scagliare contro le mura in costruzione una trave, sennonché un mastro si rivolse al demonio dicendogli di posare la trave che giusto di fronte alla Cattedrale, gli avrebbe costruito una taverna, e così il diavolo depose la trave e fu beatamente contento della nuova taverna, ed oggi la statua del diavoletto è seduta sulla trave all’esterno della cattedrale, e sembra inutile dirlo, le sue corna sono perennemente lucide, chissà perché,

Dopo il giro canonico e la vista del passaggio di una chiatta su un canale con relativo sollevamento del ponte mobile per il divertimento dei bambini cerchiamo il posto per mangiare quindi scopriamo che in Germania, o almeno a Lubecca, non accettano carte di credito,visto che il ristorante era il secondo esercizio pubblico nella giornata che ha denegato il mezzo di pagamento elettronico; dopo di che non ci è restato altro da fare che rientrare in hotel, domani poi si va nella capitale germanica.




Colazione abbondante anche oggi, sistemati i bagagli come sempre, consegniamo le chiavi e partiamo, ma già dopo una mezzoretta ci fermiamo in quel di Travemünde, dove è attraccata la nave “Passat”, meta di numerose visite, arrivati sul posto però troviamo parcheggio sul lato opposto del canale e siamo tagliati fuori dalla visita, dobbiamo accontentarci di vederla dal di fuori.

Riprendiamo la marcia con destinazione la capitale tedesca, Berlino è a poco più di tre ore di viaggio, ma qui inizia un piccolo incubo, per quasi tre ore le tre ore di viaggio sul navigatore non calano ed è pomeriggio inoltrato quando siamo nella zona di arrivo, lasciamo il percorso impostato dal navigatore (che ci indirizzava verso il centro città) e ci addentriamo nella città alla ricerca di un hotel, ne troviamo uno ad una decente distanza dalla S-Bahn e ben collegato con il centro e prendiamo una camera, qui però l’incubo si materializza, dopo aver contrattato il prezzo e il soggiorno, veniamo introdotti al secondo piano sotterraneo in un appartamento privo di finestre probabilmente risalente ai tempi dell’ultima guerra mondiale, forse il posto era usato come rifugio, mah! Siamo qui e stanchi dal viaggio ci fermiamo.

Riordinate le idee, decidiamo di usare l’appartamento solo di notte, e quindi ci fiondiamo alla ricerca di una lavanderia, siamo quasi in emergenza! Trovata la lavanderia veniamo accolti da una gentilissima signora che ci aiuta ad utilizzare le apparecchiature, le istruzioni sono in tedesco, e non siamo molto ferrati nella gloriosa lingua germanica.

Espletata questa necessità iniziamo a esplorare Berlino, la capitale tedesca, dove ci siamo fermati sembra abitata dalla etnia turca, e a piedi raggiungiamo la Colonna della Vittoria sita in un rondò privo di attraversamenti, già perché ci sono i sottopassaggi! Ma passo passo si è fatto tardi e qui il sole, lo dicevo ieri, tramonta prima, ma non ci lasciamo scoraggiare, all’ora di cena andiamo a mangiare in un ristorante con musica dal vivo nel giardino inglese di Tiergarten quindi con la U-Bahn raggiungiamo la fermata della S-Bahn da dove prendere, per una fermata, il ring antiorario… previa una attesa di 25 minuti; decidiamo di andare a piedi e così facendo raggiungiamo l’hotel con le porte spalancate, dovrebbe essere chiuso e ci insospettiamo, ma una signora ci fornisce le spiegazioni del caso e ci permette di accedere al parcheggio (chiuso) per recuperare dall’auto alcune cose che ci eravamo dimenticati. Tornato nell’immediatezza, la signora riferiva di dover andare a casa lasciandoci in carico le chiavi del parcheggio; speriamo bene.

In ogni caso, siamo a Berlino e domani la visitiamo a fondo (si fa per dire); il viaggio continua.




Secondo giorno al Berlino, colazione servita al tavolo e quindi via verso il centro città, per un giro verso la porta di Brandeburgo e verso Alexander plaz, passando per il luogo dove si ricorda l’incendio dei libri durante il periodo nazista della Germania, ricordato anche in una scena di un famoso film con Harrison Ford.

Durante l’escursione ci imbattiamo nel negozio “Ritter sport” ovverosia di un negozio proprio del cioccolato quadrato, risultato… scorta di cioccolato per un bel pezzo.

Proseguendo la visita cerchiamo un posto dove mangiare e quindi nel primo pomeriggio lo dedichiamo al museo di Pergamo, ricco di reperti relativi al vicino e medio oriente.

Alla chiusura del museo ci rechiamo alla torre della Televisione nei pressi di Alexander plaz ma la coda è interminabile e l’ora è tarda, soprassediamo per la salita alla cima per godere della vista 360° sulla città e in autobus torniamo verso l’hotel, quindi usciamo subito dopo per andare a cena, anche a cena paghiamo in contanti… sembra proprio che le carte di credito in Germania sono utilizzate pochissimo, questo ci complica un attimo la vita, dobbiamo continuamente prelevare contanti dagli sportelli automatici con aggravio di spese non indifferente.

Giusto il tempo di tornare in hotel nel buio della sera, ormai siamo in zona dove la sera arriva in tempi normali anche per noi italiani.

Domani abbiamo intenzione di visitare ancora delle attrazioni berlinesi, ma questo lo racconto più avanti.




Terzo giorno nella capitale teutonica, dopo la colazione andiamo in una stazione della S-Bahn dove acquistiamo il biglietto giornaliero per piccoli gruppi (max 5 persone) a poco più di 15 euro e dopo una fermata passiamo dalla S-Bahn alla U-Bahn con la quale in pochissimo tempo raggiungiamo la nostra destinazione odierna: il mitico zoo di Berlino.

La visita occupa praticamente tutta la giornata fino a quasi l’ora di chiusura dello zoo che è uno dei più grandi se non il più grande in Europa; alla data della nostra visita il biglietto per la famiglia per la visita allo zoo ed anche alla sezione idrobiologica (acquario) è pari a 50 euro.

All’uscita puntiamo verso un supermercato che nell’occasione si è rivelato esclusivamente sportivo, per l’acquisto di acqua che in giro è venduta a prezzi esagerati, comunque dopo pochi metri ci porgono un volantino per la ristorazione e cogliamo l’occasione per chiedere dove trovare un supermercato, siamo fortunati, a pochi minuti il super c’è.

Comunque alla ricerca di fontanelle non bisogna mai disperare, difatti alla fine in Kurfürstendamm all’incrocio con Fasanenstrasse scoviamo la prima fontanella pubblica e poco dopo sempre in Kurfürstendamm all’incrocio con Grolmanstrasse la seconda fontanella, come dire… mai disperare.

Facciamo una piccola spesa e ci lanciamo nella esplorazione della zona vicino allo zoo, fino a quando non scorgiamo un negozio dedicato al Natale, sembra di stare nella bottega di babbo Natale, ma siamo nel negozio di Käthe Wohlfahrt.

Acquistiamo qualcosina e ci imbattiamo in una sfera con un obelisco alto una ventina di metri che… si gira, si muove ed oscilla alla sollecitazione delle persone, in poche parole un divertimento per grandi e piccini.

Ma si è fatta ora di cena, guardiamo intorno se troviamo qualcosa di appetibile in giro, ma decidiamo di tornare vicino all’hotel dove abbiamo trovato un piccolo ristorante a buon mercato dove abbiamo già mangiato ieri.

Dopo ciò ritorniamo in hotel per l’ultima notte a Berlino, giacchè domani andiamo a sud.




Oggi giornata di trasferimento nella marcia di rientro verso casa che da Berlino per poco più di 500 km ci porta in Baviera, a Monaco.

Il viaggio procede non senza intoppi; per alcuni cantieri sulla A9 tedesca, siamo rimasti fermi per quasi tre quarti d’ora e il caldo, che comincia a farsi risentire, rende più faticoso l’avanzamento. Comunque arriviamo a Monaco nel tardo pomeriggio e ci rechiamo all’Hotel prenotato via internet appena poche ore prima.

Sistemati i bagagli in camera, ci addentriamo alla scoperta della città e cominciamo ad assaporare quanto domani vedremo con più attenzione.

Poi è il turno della cena, finalmente una cena a carattere locale, bene, siamo sazi ma non più stanchi, ci dedichiamo ad un mezzo giro del centro prima di ritornare in hotel.

La portineria è già chiusa e la chiave della camera apre senza difficoltà la porta di ingresso, saliamo al piano e ci accorgiamo solo ora che non è possibile fare una doccia; dopo le ore 22.00 si prega di non fare docce, dice pressappoco così, anche in italiano, un cartello affisso al locale delle docce, si, perché per monaco abbiamo trovato una comoda camera ma con bagno e doccia in comune… però nell’ingresso c’è il lavabo.

Che dire? Domani visita di Monaco e adesso… buona notte.




Seconda giornata a Monaco, usciamo dopo colazione e ci rechiamo nel centro cittadino, alle 11.00 siamo nella piazza centrale di Monaco, Marienplatz, che come dice il nome è dedicata a Maria, la Madonna, in quanto nel 1638 il duca Massimiliano I volle innalzare nel centro della piazza una colonna con in cima una statua dorata della Madonna come ringraziamento della fine dell’occupazione svedese, questa colonna segna il centro cittadino ed è la “pietra miliare” più grande che conosca, poiché da qui si calcola la lunghezza delle strade che partono da Monaco; dicevamo, alle 11.00 siamo in piazza per il concentro delle 43 campane del carillon della nuova Rathaus, il municipio, con un balletto fatto da 32 figure in rame ad altezza naturale.

Quindi proseguiamo il giro per i negozi e successivamente con un tram ci rechiamo a Nymphemburg del quale bissiamo il castello e ci dedichiamo ai 200 ettari di parco, con laghetti, statue, ponti, oche e folaghe, nonché qualche cigno.

Il luogo è di un’amenità incredibile e una visita a Monaco di Baviera senza una visita a quest’ultimo è un vero delitto.

Presso il parco consumiamo il pranzo e alla fine del giro ritorniamo in centro per un altro piccolo giro, tentiamo un abbordaggio alla fabbrica nonché spaccio di birra più antico della città, ma l’ambiente estremamente affollato di gente a cena (alle 18.00) ci fa cambiare idea, andiamo quindi a caccia anche noi di un posto dove andare a magiare, e questa sera optiamo per un noto posto dove si servano hamburgers.

Dopo cena rientriamo in hotel, compiti e nanna, domani la giornata è dedicata fondamentalmente al museo della scienza di Monaco, semplicemente il più grande del mondo.




Altra giornata in quel di Monaco di Baviera, l’ultima interamente in Germania, è quasi giunta la fine del grande viaggio, domani lasciamo la Germania per rientrare in Italia via Austria, Svizzera e Liechtenstein, ma oggi ci dedichiamo completamente al Deutsches Museum, il più grande museo al mondo di scienza e tecnologia.

Dopo la colazione ci apprestiamo ad uscire, ma la pioggia da leggera diventa anche più intensa e ci inzuppa per benino, comunque, anche se sbagliamo treno, raggiungiamo il museo intorno alle 10, ad un’ora dall’apertura e sempre sotto la pioggia facciamo la fila per il biglietto.

Acquistato il biglietto ci rechiamo all’ingresso, ma la folla non permette di avanzare, dopo un po’ ci viene il sospetto che si tratti di tutti quelli senza biglietto in fila alle casse interne del museo, quindi ci facciamo largo tra la folla e guadagniamo l’ingresso, appena entrati ci troviamo di fronte alla sezione navale, ma questo è solo l’inizio, qui c’è veramente da sbizzarrirsi e una giornata non è sufficiente a percorrere i 16 chilometri di percorsi su sei piani di museo, tant’è che alla fine possiamo dirci soddisfatti di aver visto il ¾ del sistema museale, quando alla fine il museo, alle 17.00 chiude.

L’esperienza comunque è valsa la spesa, tenendo presente che nel museo sono permesse le foto anche con il flash, ma ne è vietata la diffusione, solo ed esclusivamente uso personale, quindi nessuna foto degli interni del museo viene riproposta nel filmato in testa alla presente pagina.

Torniamo in hotel che ha smesso di piovere, paccata di compiti e quindi si ritorna ad uscire per la cena; trovare un ristorante aperto si rivela più difficile del previsto, siamo in periferia, ma non demordiamo.

Finita la cena si torna in hotel, quindi ci si prepara per l’indomani e si va a letto, la vacanza tende a finire e presto saremo di nuovo a casa.




E così è stato, al mattino, dopo la colazione, prepariamo i bagagli, carichiamo la macchina, paghiamo l’ultimo hotel, restituiamo il pass per la sosta, si fa una piccola spesa per il viaggio, e ci muoviamo.

Decidiamo di rientrare in Italia transitando dal passo di san Bernardino in Svizzera, quindi ci instradiamo decisamente verso ovest, raggiungendo il confine tra la Germania e l’Austria all’altezza del lago di Costanza, passando a sud del lago per un po’ di chilometri ci addentriamo sulla viabilità ordinaria austriaca in direzione del valico elvetico, qui prendiamo la direzione di Coira o Chur che dir si voglia passando affianco al Liechtenstein, di cui decidiamo di girare la capitale Vaduz, ma l’ora tarda ci spinge a trovare un posto dove mangiare, ma il principato non offre grandi opportunità in tema di pic nic, e così riprendiamo la marcia per alcuni chilometri fino a giungere al paese di Maienfeld, nota cittadina del canton Grigioni patria della pastorella Heidi, la protagonista di un romanzo di Johanna Spyri da cui sono stati tratti film e cartoni animati.

Posto ideale per un pic nic, in un giardinetto nei pressi di una stalla di mucche e ad un paio di centinaia di metri da alcune pecore, fortunatamente contenute in un recinto, che dire, proprio il posto ideale di un romanzo con la candida Heidi.

Ma si è fatto decisamente tardi, occorre procedere se vogliamo essere a casa ad un’ora decente, dopo Coira ci instradiamo lungo la Grigionese Viamala, un selvaggio e bellissimo paesaggio della valle dal Reno posteriore, la “pessima strada” odiata un tempo dai viandanti, è oggi meta per la sua stessa natura di frotte di turisti, ma qui, ora, siamo solo in transito.

La salita continua fino ai 1625 metri dell’imbocco della galleria del san Bernardino, galleria che ci permette di evitare di salire fin oltre i 2000 metri dell’omonimo passo.

Superato il tracciato dei circa 6 chilometri e mezzo della galleria, che esce in località san Bernardino a 1600 metri, i segnali stradali sono scritti nella famigliare lingua italiana, e non più in tedesco come poco prima, già siamo in canton Ticino e la strada, con alcuni ripidi tornanti corre veloce fino a Bellinzona, quindi Lugano, e poi Chiasso con il confine italiano li a pochi metri, torniamo a casa via autostrada, si fa decisamente prima anche se bisogna fermarsi due volte alle barriere di Como Grandate e di Milano nord.

Ancora pochi minuti e usciamo dal tracciato autostradale per raggiungere casa e, la delusione è tantissima, di tutti i posti che abbiamo visitato, la nostra città è di gran lunga la meno curata, la più sporca e quella dove i lavori stradali di posa di una tubatura, in due anni non sono ancora terminati!

Il viaggio è finito e ci ha portato in una decina di nazioni diverse con tante destinazioni nell’Europa profonda, nel continente che è la nostra casa, continente di cui siamo cittadini, con tante lingue, diverse monete, tante tradizioni e tanta cultura che ci arricchisce e di cui dobbiamo tutto sommato essere fieri.

L’Europa, casa nostra.



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19 aprile 2008
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